il divario digitale è ancora un problema.

Aumenta la distanza tra chi è abile con le nuove diavolerie digitali e chi ancora col computer se la cava male.
Serve semplicemente qualcuno che faccia vedere come si fa e che magari abbia la pazienza di ripeterlo un paio di volte in più.

Poco importa se questo ritardo digitale avviene a causa dell’età, della mancata abitudine, della sfortuna, del luogo di provenienza, di decenni di allergia verso “queste nuove trappole”, o magari solo perchè in quel posto internet è arrivato con due decenni di ritardo, come succede spesso in montagna.

Importa che oggi diventa davvero difficile farne a meno e si rischia di essere tagliati fuori, incapaci di riscuotere una fattura, mandare un curriculum, prendere un biglietto aereo, prenotare una visita medica…

Accorciare le distanze sarebbe una salvezza anche per molti anziani che non si sono mai abituati al PC ma che oggi vorrebbero salutare un nipotino con Skype, leggere il giornale coi caratteri grandi, essere collegato al mondo partendo dalla propria poltrona invece di restare isolato.
Forse non sono svelti come i ragazzini, ma di tempo ne hanno di più e imparano: non a caso si parla di silver surfer, cioè di una nuova generazione di utilizzatori di internet che hanno i capelli bianchi.

A noi volontari non si richiede di essere super-programmatori, basta saper fare le cose di base: usare internet, scrivere su un semplice programma di testi, usare skype o google…
Serve però un po’ di attenzione: chi viene pensando di essere “negato” e da tutti viene considerato “obsoleto” ha soprattutto dei freni psicologici che c’entrano poco con le difficoltà tecniche.

Il volontario accompagna, ripete, scioglie il panico quando qualcosa non funzione, prova insieme… più che una tecnica, insegniamo un atteggiamento.